La food photography è la tendenza più in voga degli ultimi 10 anni, diventata quasi una vera e propria mania. Nessuno riesce a resistere alla tentazione di fotografare le portate prima di gustarle, è diventato ormai un rito, un gesto a cui non si riesce più a rinunciare.
Social come Instagram e Facebook, insieme alla diffusione di smartphone dotati di fotocamere all’avanguardia, hanno contribuito ad accrescere la sua fama e a renderla alla portata di tutti.
Tuttavia creare una bella fotografia nasconde invece parecchie insidie, che se non vengono ben gestite portano sicuramente ad un risultato non ottimale.
E quindi…? Come si fa una food photography in grado di catturare l’attenzione degli utenti?
Ecco alcuni consigli:
Cura l’impiattamento o la composizione dei prodotti
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È facile farsi prendere la mano, ma, alla fine impiattare è più semplice del previsto.
- Non servono enormi quantità di oggetti: scegliete pochi elementi con cui giocare e disponeteli in maniera pulita e ordinata.
L’ingrediente principale deve sempre essere il protagonista, anche se non centrato all’interno del piatto, deve risaltare sugli altri. Salse d’accompagnamento e contorni devono rimanere, appunto, di contorno. - Attenzione alla porzione: non troppo piccole ma neanche troppo abbondanti. Ben vengano gli elementi decorativi per dare un tocco di colore, ma ricordatevi che tutto ciò che è nel piatto deve essere commestibile.
- Giocate con le forme: coppapasta, ciotoline riempite e poi rovesciate per creare cupolette, cubetti, erbe aromatiche come fili. Le forme danno infinite possibilità di giocare con l’impiattamento.
Scegli l’atmosfera
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La prima cosa da fare è non scattare a caso, ma domandarsi che tipo di atmosfera si vuole dare per la presentazione di quel cibo. A seconda del “mood” si possono scegliere ambienti luminosi e gioiosi, oppure per un effetto raffinato ed elegante un set dai toni più scuri. Esistono attrezzature, professionali e non, che aiutano a ricreare l’ambiente migliore per le tue foto, come fondali o lightbox.
Nel caso in cui si volesse fare una foto ambientata, importante è guardarsi intorno e scegliere la location con la migliore condizione luminosa. Ricorda però che quando fai food photography il tuo scopo è esaltare le caratteristiche del piatto che vuoi ritrarre, e non devi mai dimenticare che il cibo è il vero protagonista dello scatto.
Prepara il set
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Per costruire un set d’impatto, occorre raccontare il cibo attraverso gli ingredienti di cui è composto, ma anche attraverso le varie fasi di preparazione. Una regola importante della fotografia in generale, ed a maggior ragione nella food photography, è che le fotografie devono descrivere una storia. In questo caso la storia del piatto o l’unicità dell’articolo che producete.
Una buona idea ad esempio è documentare le fasi di preparazione. In questo modo lo spettatore si sentirà con te dietro le quinte.
Inserisci nella scena qualche utensile oppure alcuni degli ingredienti utilizzati per il piatto o il prodotto. Pensa anche alle origini del soggetto, alla cultura da cui proviene, ed inserisci qualche elemento a fare da riferimento.
Quando crei un set potresti farti prendere la mano aggiungendo tanti elementi, finendo per esagerare. Se, quando inquadri il set con la fotocamera, noti che il soggetto si perde, toglili.
Scegli la luce giusta
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Prediligi la luce naturale. Quando si fa una foto al cibo è come quando si fanno ritratti: non si lavora (quasi) mai con la luce diretta. Quindi meglio mettere un diffusore (anche un semplice lenzuolo) tra la fonte di luce e la scena. In questo modo ombre e luci saranno più morbide.
L’ideale sarebbe avere a disposizione una stanza con una grande finestra che illumini l’ambiente. Unico difetto della luce naturale è quello di essere meno manipolabile della luce artificiale.
Mai usare il flash integrato. Se tenti di usare il flash integrato ti complichi solo la vita. Questo strumento ha una luce dura, genera delle ombre brutte e difficili da gestire. Se poi fotografi degli alimenti umidi allora il flash ti crea un effetto collaterale: fa sembrare il cibo grasso piuttosto che umido. Se vuoi utilizzare una luce artificiale puoi provare lampade o bank fotografici. Così potrai scegliere l’inclinazione che vuoi e generare tu stesso le ombre che vuoi.
Ricordati però di utilizzare sempre un diffusore, come precedentemente consigliato per la luce naturale.
Fonte The Deliver Dish
Usa il treppiede
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Se non si può usare il flash avrai sicuramente la necessità di utilizzare un treppiede, ma non serve solo per evitare di far venire mossa la foto in caso di tempi di scatto lenti.
Il treppiede è utile soprattutto per il fatto che molte composizioni necessitano di essere riprese dall’alto, con angoli diversi e scomodi da raggiungere a mano libera. Esistono modelli di treppiede in commercio che permettono poter fare delle riprese dall’alto senza alcun problema.
Avere un treppiede ti permette di avere anche le mani libere. In questo modo potrai dedicare l’attenzione anche sulla composizione e posizionerai i vari elementi nel modo più corretto.
Inquadratura
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Gira intorno al piatto!
Cambiare prospettiva serve per capire da quale lato il soggetto e lo sfondo rendano meglio. Spesso si usano i tavoli come sfondo: inquadrarli di lato o da angolature diverse può dare dei risultati molto diversi e molto più gradevoli.
Inizialmente, per la food photography andavano molto di moda gli scatti dall’alto: questa inquadratura simula il punto di vista di chi sta consumando il cibo, coinvolgendo maggiormente lo spettatore nella foto.
Ultimamente la tendenza sta ancora cambiando e le foto realizzate da diverse angolazioni hanno iniziato a prendere sempre più piede.
Infatti, utilizzando una diversa angolazione, si possono vedere le diverse stratificazioni nelle composizioni dei piatti, gli ingredienti, le texture e i colori. Questa inversione di tendenza ha avuto un impatto anche sugli impiattamenti, che si sviluppano maggiormente in altezza per mostrare al meglio la loro composizione.
La regola dei terzi
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La regola dei terzi è una delle regole più conosciute e usate dai fotografi, amatoriali e professionisti.
Ma che cos’è e come funziona?
La regola dei terzi è una regola compositiva. Immagina di dividere la fotografia con due linee orizzontali e due verticali: il risultato saranno 9 rettangoli perfettamente uguali. Il rettangolo al centro viene definito fulcro ed ogni suo angolo è un punto di forza. Abbiamo quindi a disposizione 4 punti di forza dove inserire un soggetto della scena.
Perché sono chiamati punti di forza?
Perché è qui che si concentra l’occhio dopo aver visualizzato il centro.
La lettura di una immagine è strettamente legata anche alle abitudini culturali, come la lettura. Ad esempio, in occidente l’occhio tende a fissare i punti in senso orario partendo dal primo in alto a sinistra.
Perché è importante spostare lateralmente i soggetti? Non è più semplice tenerli centrati?
Sicuramente è una scelta facile, ma anche la più ovvia. In questo modo la foto sarà statica e banale. La regola dei terzi permette al fotografo di sperimentare, creare e di ottenere una foto dinamica ma bilanciata.
La regola dei terzi nella food photography
Questa composizione è la più usata e comoda in ambito pubblicitario. Questo tipo di immagine infatti, permette di sfruttare la parte destra per inserire messaggi, loghi e slogan.
Post produzione
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Il lavoro del fotografo di food non si ferma alla sola creazione della fotografia. Infatti una volta fatta, la fotografia non è subito pronta all’utilizzo.
La foto deve essere perfetta perché deve convincere il cliente all’acquisto del prodotto oppure venire nel vostro ristorante. Ecco perché l’elaborazione tramite un software fotografico è così importante: intensificare colori e contrasti rende più appetibile e da una sensazione di freschezza e genuinità.
In commercio ci sono molti software per la post produzione di foto: per i dispositivi fissi (computer) i più famosi sono senza dubbio Photoshop e Lightroom. Per i dispositivi mobili (smartphone e tablet) le app più conosciute sono Snapseed, Vsco e Prisma.
I fotografi professionisti spesso utilizzano due programmi in combinazione; per chi è alle prime armi nella post produzione di foto sicuramente Lightroom è più intuitivo rispetto a Photoshop, per il quale serve molta più esperienza.
Conclusioni
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Molti ritengono sia estremamente facile realizzare belle foto di food e utilizzare i programmi per la post produzione, ma non è affatto così. Serve impegno ed applicazione per apprendere i segreti di questi software, e sicuramente molto tempo per padroneggiare con sicurezza gli strumenti che sono a disposizione.
Il consiglio è sempre quello di farsi aiutare da professionisti, che sapranno ottenere l’effetto che desiderate in meno tempo e con un minimo investimento.
ULTIMO CONSIGLIO, MA IL PIU’ IMPORTANTE!
Che si usi una macchina fotografica professionale o lo smartphone il consiglio più importante è solo uno…
TIENI SEMPRE LA FOTOCAMERA PULITA!

Graphic Designer, Art Director, Web Designer specializzata in UX/UI Design, Mamma fiera, appassionata di fotografia ed arte. Musicalmente curiosa, amo camminare e leggere libri.